Da sempre il motore dell’innovazione è stato la ricerca di una maggior comodità, di un maggior benessere e di un risparmio di energia (umana ma non solo) e di tempo. La rivoluzione digitale che si gioca oggi si inscrive a sua volta in questo contesto e avrà senso solo nella misura in cui rappresenterà un miglioramento della condizione umana. E al cuore di tutto sembra esserci l’Intelligenza Artificiale (AI).

Automatizzare e guidare verso azioni a maggior valore aggiunto.

Uno dei grandi benefici dell’AI è liberare chi lavora da mansioni routinarie e ripetitive. Facendosi carico delle azioni più elementari ma che comunque « rubano » tempo alla giornata lavorativa, l’AI mette tempo ed energie a disposizione degli individui: da una parte i lavoratori potranno focalizzarsi su ciò che a loro riesce meglio e che più li gratifica e li motiva, dall’altra i leader d’azienda vedranno crescere la produttività e la creatività dei loro team.

Si prevede, per esempio, che emergeranno soluzioni volte a dare a tutti la possibilità di disporre di un proprio assistente virtuale che accompagni ogni momento dell’organizzazione professionale dei dipendenti. Questo assistente capirà il modo in cui ogni dipendente lavora, saprà in quali momenti della giornata è più produttivo, creativo, motivato e concentrato o, al contrario, le situazioni in cui fa più fatica a focalizzarsi sul lavoro. Sarà d’aiuto per dare la giusta priorità ai diversi compiti, a programmare le attività nei momenti più propizi e a trovare i ritmi e le modalità di lavoro più adatte a ciascuno.

Comprendere il funzionamento dell’AI e creare una cultura basata sulla fiducia.

Questo nuovo modo di interagire con la tecnologia non potrà funzionare senza una buona dose di fiducia, sia da parte dei dipendenti che devono capire come questi strumenti funzionano e i tanti vantaggi che offrono, sia da parte di manager e dirigenti che avranno un ruolo essenziale nel decidere l’adozione dell’AI e nell’arginare l’eventuale malcontento che, almeno in fase iniziale, potrebbe manifestarsi. È infatti necessario che i leader introducano questa tecnologia facendo innanzi tutto capire la loro massima fiducia nei confronti dei collaboratori e che esplicitino chiaramente il ruolo di supporto dell’AI e non di controllo.

Troppo spesso la cultura manageriale si basa sull’idea che il controllo è necessario per evitare la deriva individuale. La reticenza di molte aziende nel proporre il lavoro da remoto, soprattutto nei periodi di pandemia di questanno, mostra che c’è ancora strada da percorrere per adottare un approccio al lavoro veramente flessibile e aperto e basato su obiettivi, evidando ai collaboratori uno stress acccresciuto e un eccessivo senso di colpa latente quando non lavorano sotto gli occhi dei loro responsabili.

I fornitori di soluzioni di lavoro flessibile sono focalizzati da anni nello sviluppare tecnologie che mirino a rendere più « liberi » i lavoratori piuttosto che a sostituirli. Il futuro prossimo non sarà certo la fine del lavoro umano ma permetterà, al contrario, di ridefinire il suo ruolo e riaffermare il suo posto in maniera preponderante, allo stesso modo in cui la flessibilità del lavoro non avrà come necessaria conseguenza la totale scomparsa degli uffici. Questi ultimi potranno reinventarsi e diventare luoghi di convivialità e di creatività frequentati regolarmente. È stato del resto dimostrato che il lavoro senza interazione ha i suoi limiti ed è difficile trovarvi un senso senza l’interazione umana.