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Alitalia, ecco il piano di Lufthansa: biglietti, acquisti comuni e alleanza transatlantica

di Leonard Berberi

Alitalia, ecco il piano di Lufthansa: biglietti, acquisti comuni e alleanza transatlantica

L’utilizzo dell’infrastruttura commerciale del gruppo per vendere di più e meglio, l’accesso a un’unica centrale acquisti per ottenere risparmi e l’ingresso come membro di primo livello nella joint venture transatlantica, non più nelle retrovie come suggerito dai rivali. La proposta di Lufthansa a Italia Trasporto Aereo — la newco pubblica creata per rilanciare Alitalia — poggia su questi tre grandi pilastri ed è in grado di generare a regime circa 200 milioni di euro di benefici economici all’anno, stando a quanto raccontano al Corriere della Sera tre fonti ministeriali e industriali.

Le condizioni

Si tratterebbe anche del primo passaggio formale per consentire a Lufthansa (che come gruppo comprende pure Swiss, Austrian Airlines, Eurowings e Brussels Airlines) di entrare nel capitale della compagnia aerea italiana in un secondo momento. Quando cioè verranno meno le restrizioni imposte dall’Ue — in cambio dell’aiuto pubblico per superare il Covid —, «ma solo al verificarsi di determinate condizioni». Condizioni rigide — spiegano le fonti —: se l’operazione commerciale non darà i frutti sperati e se dal fronte italiano non arriveranno precise garanzie a quel punto l’ingresso nel capitale di ITA non avverrà.

Le due proposte

Allo stato attuale — a quanto apprende il Corriere — la newco italiana non ha ancora preso una decisione sulle alleanze internazionali. Sul tavolo ci sono due proposte. Da un lato quella di Delta Air Lines — partner storico di Alitalia — che si avvale del supporto europeo di Air France-Klm e di Virgin Atlantic. Dall’altro quella del gruppo Lufthansa che sul mercato intercontinentale poggia sulla joint venture transatlantica con United Airlines e Air Canada, mentre in Italia è presente da tempo con la sua divisione Air Dolomiti che ha certificato di operatore aereo tricolore.

L’accordo commerciale

I tedeschi sono convinti che ci siano evidenti sinergie tra i Paesi del gruppo Lufthansa (Germania, Svizzera, Austria, Belgio) e l’Italia. Per questo la partnership commerciale sarebbe un ottimo punto di partenza. La proposta fatta a ITA prevede l’accesso all’infrastruttura del colosso europeo — che è tra i più avanzati del mondo — non soltanto per vendere i biglietti, ma anche per ottimizzare le spese operando attraverso un’unica centrale acquisti, tra le altre cose, dei pezzi di ricambio, ottenendo sconti maggiori. ITA potrebbe poi partecipare ai progetti interni del gruppo Lufthansa che vanno dalle operazioni per l’incremento dei ricavi alla riduzione del consumo di kerosene nei voli.

Il fronte intercontinentale

Il contenimento dei costi, secondo gli addetti ai lavori, è la prima sfida in questo periodo che porterà lentamente ai livelli pre-Covid. Fino al 2023-2024 i vettori non prevedono di fare profitti sulle rotte intercontinentali — il traffico business è ancora ai minimi e i flussi con America e Asia sono ridotti per le restrizioni —, per questo diventa vitale ridurre le perdite: se i ricavi sono crollati, le spese operative restano. Nel pacchetto di Lufthansa c’è comunque l’ingresso di ITA nella joint venture transatlantica con United Airlines e Air Canada come partner principale, non di secondo livello (cosa che propone Delta) con l’obiettivo di crescere senza un limite in termini di rotte e ricavi.

Le criticità

La proposta di Lufthansa però non è esente da aspetti insidiosi. Secondo i tedeschi — proseguono le fonti — ITA partirebbe troppo piccola con una flotta di 50-52 aerei per poter creare quella minima massa critica sull’hub di Roma Fiumicino. Ma allo stesso tempo il coronavirus non consente di decollare già grandi — cosa che chiedono i sindacati — perché l’aviolinea finirebbe fuori mercato subito. L’anno successivo la newco prevede comunque di arrivare a circa 80 velivoli. Ai tedeschi, poi, non è chiara la dotazione finanziaria di ITA: userà tutti i 3 miliardi di euro stanziati dal governo Conte (e confermati dall’esecutivo Draghi) o si limiterà agli 1,35 miliardi annunciati a Bruxelles? Solo risolvendo queste incognite e di fronte a un andamento economico positivo per 2-3 anni Lufthansa può pensare di entrare nell’azionariato.

I numeri

L’interesse di Lufthansa per Italia Trasporto Aereo (e Alitalia) è spiegato dai numeri dei database specializzati. Nel 2019 — prima dello scoppio della pandemia — la compagnia ha trasportato tra Usa/Canada e i suoi hub di Francoforte e Monaco 7,9 milioni di passeggeri, riempiendo gli aerei in media del 92%. Ma otto viaggiatori intercontinentali su dieci hanno fatto solo scalo in Germania, proseguendo verso altre destinazioni o arrivando da altrove verso i due snodi aeroportuali. E proprio l’Italia è il bacino principale, non soltanto per motivi turistici, ma anche per una rilevante fetta business. Non solo: la rotta San Francisco-Roma è anche tra quelle con maggiore domanda, non a caso è un collegamento che Alitalia intendeva operare dall’estate 2020.

lberberi@corriere.it

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